Quella che ha scritto è la sua quarta enciclica. Dando alle stampe e regalando così alla comunità cristiana la sua “Dilexit nos”, papa Francesco vuole sottolineare il collegamento stretto esistente tra amore umano e divino “dal cuore di Gesù Cristo”. E tutto cominciando con il “rinnovare l’autentica devozione per non dimenticare la tenerezza della fede, la gioia di mettersi al servizio e lo slancio della missione”. L’incontro con l’amore di Cristo, sostiene il Santo Padre, rende “capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune”. L’enciclica intende accarezzare il cuore del cristiano con uno spiraglio di gioioso e fraterno ottimismo su un mondo “che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso antiumano della tecnologia” affinchè possa “recuperare ciò che è più importante e necessario, il cuore”. L’enciclica, sottolinea una nota della Cei, raccoglie “le preziose riflesisoni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale”. Le parole d’ordine che emergono dal documento sono quantomai chiare, ritornare al cuore, ai gesti e alle parole del Cristo a cui si deve riservare la massima devozione, evitare quel consumismo insaziabile che rende schiavi del mercato. Gli ultimi due capitoli sono dedicati da papa Francesco alla devozione al Sacro Cuore come strumento di unione tra gli uomini e avvicinamento al Vangelo mettendo l’accento su “esperienza spirituale personale e impegno comunitario e missionario”. Il quarto , invece, costituisce una rilettura delle Sacre Scritture ” in cui il Santo Padre invita a “riconoscere Cristo e il suo costato aperto in colui che hanno trafitto che Dio riferisce a se stesso nella profezia del libro di Zaccaria”. Un tema, quello della ferita del costato di Gesù, su cui si sono soffermati diversi Padri della chiesa. Papa Francesco non manca di ricordare esempi scintillanti di devozione come San Francesco di Sales, Santa Margherita Maria Alacoque, Santa Teresa di Lisieux, Santa Faustina Kowalska e San GIovanni Paolo II. Il capitolo conclusivo “approfondisce la dimensione comunitaria, sociale e missionaria del cuore di Cristo ” e si intitola “Amore per amore”. “L’amore per i fratelli- scrive il Santo Padre – è infatti il gesto più grande che possiamo offrire a Gesù Cristo per ricambiare amore per amore, come ha testimoniato a esempio San Charles de Foucauld. La conclusione dell’enciclica è una preghiera: “prego il Signore Gesù che dal suo cuore santo scorrano per tutti noi fiumi d’acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare verso un mondo giusto, solidale e fraterno, questo fino a quando celebreremo felicemente uniti il banchetto del Regno celeste , lì ci sarà Cristo risorto che armonizzerà tutte le nostre differenze con la luce che sgorga incessantemente dal suo cuore aperto, che sia sempre benedetto”. Un documento che costituirà senz’altro occasione per un cristiano per potersi sottoporre a un esame di coscienza sereno quanto serrato.
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